Processi di canonizzazione nella diocesi di Brno

Venceslao Drbola

 

 
L’infanzia e gli studi
Václav Drbola nacque il 18 ottobre 1912 a Starovičky vicino a Hustopeče u Brna come il figlio maggiore di Václav e Růžena Drbola. Gli sposi Drbola hanno educato in totale sette figli. Dopo la scuola elementare Václav ha studiato il liceo reale a Hustopeče e poi è entrato nel seminario sacerdotale a Brno e ha cominciato a studiare la teologia. Il 5 luglio 1938 il vescovo di Brno Josef Kupka gli ha conferito l’ordinazione sacerdotale e dal settembre 1938 Václav Drbola è stato nominato cooperatore a Slavkov u Brna. All’inizio della seconda guerra mondiale egli è stato nominato cooperatore a Čučice e dall’anno 1943 ha lavorato come cappellano a Bučovice.
 
Cappellano a Bučovice
Negli anni 40 del XX secolo a Bučovice sono vissuti parecchi sacerdoti; il compito principale del cappellano Drbola è stato quello di insegnare la religione nei villaggi affiliati. Oltre a questo egli ha lavorato attivamente nelle associazioni locali e nel Partito popolare cecoslovacco. Per il suo carattere mite, generoso e solido egli è diventato un sacerdote popolare e apprezzato. Con i parrocchiani si incontrava non soltanto nella chiesa e durante l’insegnamento della religione, ma anche – e in prima linea – nella cosiddetta Casa cattolica, attorno alla quale si è concentrata l’attività dei membri dell’Associazione dei garzoni cattolici e dell’associazione locale di Orel (l’Aquila). Václav Drbola è stato evidentemente un organizzatore molto abile, perché ha portato avanti ambedue le associazioni sopra indicate e accanto agli spettacoli teatrali ha organizzato anche per es. la festa del giubileo sacerdotale del decano di Bučovice František Rašek, alla quale ha preso parte anche il vescovo di Brno, Karel Skoupý. Tra gli hobby di Václav Drbola c’era anche l’arte figurativa ed egli si dedicava alla collezione dei quadri. A Bučovice Václav Drbola è stato segnato dai cambiamenti, derivanti dal crollo di stato di febbraio 1948. Da quel momento il cappellano di Bučovice è stato seguito scrupolosamente dagli ufficiali comunisti, essendo considerato scomodo al regime a causa delle sue attività nella vita pubblica. Dopo un breve tempo questa valutazione si è cambiata, perché Václav Drbola ha evitato di opporsi pubblicamente alla politica dei comunisti, non esitando, però, – come anche Jan Bula – a leggere di giugno 1949 la Lettera circolare ai sacerdoti e al popolo fedele dei vescovi, la cui pubblicazione è stata proibita dal potere statale. Quale atteggiamento interiore il cappellano di Bučovice nutriva verso il regime d’allora, lo possiamo dedurre anche dal manoscritto del febbraio 1950, intitolato La storia dell’Associazione dei garzoni cattolici a Bučovicea partire dagli avvenimenti di febbraio 1948, nel quale il cappellano Drbola descrive il suo sforzo di salvare quest’associazione dalla soppressione. Il tentativo di procedere legalmente, però, non era riuscito. Non ha aiutato neanche l’appello contro la decisione del Comitato civile regionale di Brno, negato dal Tribunale amministrativo di Bratislava. L’associazione cattolica “doveva” essere liquidata a causa del suo scopo di lavorare con i giovani, e perché sia possibile sequestrare le sue proprietà.
 
Nella parrocchia di Babice
Nell’anno 1950 Václav Drbola improvvisamente è stato trasferito a Babice u Lesonic, dopo l’arresto del parroco di questa parrocchia, Arnošt Poláček, per “attività contro lo stato”. Entro il 1 marzo 1951 Václav Drbola è stato nominato amministratore della canonica di Babice, dove immediatamente si è trasferito. Amministratore Drbola ha curato diligentemente la parrocchia che gli era stata affidata, per poterla consegnare di nuovo al parroco Poláček, appena egli sarebbe tornato a Babice. Egli ha adempiuto i suoi doveri sacerdotali, ha insegnato la religione nella scuola locale e in quelle situate nei villaggi affiliati, ha curato il podere parrocchiale e in più ha iniziato il restauro dell’organo della chiesa. Václav Drbola ha lavorato a Babice nel tempo in cui il partito comunista si è sforzato intensamente a dominare la chiesa e di collettivizzare l’agricoltura. Ambedue questi tentativi in alcuni concittadini della Cecoslovacchia hanno suscitato un disaccordo. Lo sforzo di rinsaldare il regime comunista nella regione di Moravia sud-occidentale inoltre ha dovuto scontrarsi con l’insurrezione di alcuni gruppi di resistenza, che hanno continuato nelle loro attività dal periodo della II guerra mondiale. Ben presto, tuttavia, questi gruppi sono stati infiltrati dagli agenti della polizia segreta comunista – Sicurezza statale. Uno degli esperti di resistenza fin dal periodo di occupazione, come anche uno degli oppositori del regime comunista, è stato il contadino Antonín Plichta di Šebkovice. Come parrocchiano di Babice, Antonín Plichta informava delle sue attività l’amministratore della parrocchia Drbola dei propri tentativi. Dopo la venuta di Ladislav Malý nella zona di Třebíč e di Moravské Budějovice a febbraio 1951, la situazione nel territorio è cambiata radicalmente. Avventurista e ubriaco Ladislav Malý, probabilmente all’insaputa guidato dalla Sicurezza statale, ha portato a compromettersi un insieme sempre crescente di persone e ha cominciato a operare con loro delle attività di sabotaggio con le armi. Dopo una sparatoria presso Heraltice, ad aprile 1951, la polizia ha cominciato ad arrestare tante presone, compreso anche l’ex-compagno di studi di Ladislav Malý, amministratore parrocchiale di Rokytnice Jan Bula. Antonín Plichta è riuscito a fuggire, nascondendosi a Cidlina, un villaggio non lontano da Babice. Václav Drbola ben presto ha saputo del nascondiglio del suo parrocchiano, considerato da lui una persona onesta, e gli ha fornito dei vestiti e il cibo.
 
A metà di maggio 1951 signora Dvořáková ha annunziato a Václav Drbola, che nella sua casa di Loukovice si nascondeva un uomo, che si dichiarava un agente occidentale che con il proprio gruppo aveva liberato l’arcivescovo di Praha Josef Beran dal suo internamento. Václav Drbola si è recato allora a Loukovice, dove si è incontrato con un uomo incognito, presentatogli come signore Malý di Stařeč. Ladislav Malý ha attirato l’attenzione di Václav Drbola con la narrazione della storia del rapimento di arcivescovo Beran e della sua presunta domanda di provvedimento di un buon confessore; la stessa narrazione egli l’aveva usato anche durante l’incontro con Jan Bula. Václav Drbola in quell’occasione ha detto a Ladislav Malý di sapere, dove si nascondeva Antonín Plichta. Più tardi Ladislav Malý è venuto a trovarlo. Václav Drbola si è incontrato con Ladislav Malý ancora più volte, ma progressivamente cominciò ad avere dei dubbi nei suoi riguardi. In quel periodo egli ha informato di questo presunto agente occidentale e liberatore dell’arcivescovo i suoi compagni di classe, sacerdoti di Jaroměřice nad Rokytnou, che – dopo l’esperienza delle circostanze dell’imprigionamento di Jan Bula – l’hanno ammonito di non mantenere i contatti con Ladislav Malý. Poco dopo Václav Drbola è stato arrestato – questo è avvenuto il 17 giugno 1951 alla mattinata. Come motivo sufficiente per la stesura dell’ordine di arresto è stato sufficiente il fatto, che il sospetto, cioè Václav Drbola, aveva conoscenza dei gruppi di resistenza presenti nella regione, che, comunque, già da un certo tempo erano stati diligentemente controllati dai membri della Polizia statale. L’arresto improvviso dell’amministratore parrocchiale di Babice ha suscitato una grande meraviglia; gli abitanti di Babice supponevano che il motivo possibile di questa cattura di Drbola possa essere quello della sua assenza alla marcia per la pace.
 
Istruttoria, processo legale ed esecuzione
Come nel caso di Jan Bula, anche nel processo di Václav Drbola i motivi dell’arresto e dell’accusa sono stati ricercati soltanto durante la stessa fase istruttoria. L’assassinio di tre ufficiali del Comitato comunaledi Babice alla notte di 2 luglio 1951 ha agevolato di scegliere dal gruppo degli accusati delle persone che non dovrebbero essere giudicate più come oppositori del regime, ma come persone direttamente conoscenti gli autori di quest’atto delinquenziale. Václav Drbola, che ha lavorato proprio a Babice, vivendo per di più nella stretta vicinanza della scuola, inoltre è stato costretto a confessare di essere l’istigatore stesso di quest’assassinio. Così egli avrebbe dovuto confessare di aver fatto un delitto, realizzato due settimane dopo il suo arresto, un delitto del quale egli ha saputo soltanto essendo già messo nella prigione. I testimoni presenti nel carcere di Jihlava nel periodo in cui Václav Drbola passava per l’istruttoria, più tardi hanno riferito di aver sentito il pianto di questo sacerdote torturato. Václav Drbola è stato violentemente costretto di imparare lo scenario richiesto per l’allestimento del processo legale, durante il quale più tardi alla domanda del giudice: “Signore imputato, si sente colpevole di diventare così proprio uno degli iniziatori di questo assassinio?” ha risposto: “Sono conscio e ammetto di aver causato anche un tale impulso di questa successiva attività terroristica, che è stata commessa su queste persone innocenti.” Il processo legale è stato preparato in una notevole fretta per il 12-14 luglio 1951. Ancora prima di esso la segreteria del Comitato centrale del Partito comunista cecoslovacco ha deciso delle pene da infliggere agli imputati. Václav Drbola è stato condannato a Jihlava dal senato del Tribunale statale di Brno alla pena di morte per i relitti del supremo tradimento e dell’istigazione all’assassinio. Il suo appello è stato negato e l’esecuzione è stata fatta il 3 agosto 1951 dopo le cinque di mattina. Václav Drbola non ha potuto a congedarsi prima dell’esecuzione con i suoi parenti neanche tramite una lettera, come invece è stato reso possibile più tardi a Jan Bula. Il corpo di Václav Drbola è stato cremato e deposto di nascosto al Cimitero centrale di Brno. Alla fine degli anni 60 del XX secolo l’urna cineraria con le sue ceneri è stata consegnata ai parenti e più tardi deposta nella tomba familiare a Starovičky.
 
La pena di morte è stata pronunciata su Jan Bula e Václav Drbola evidentemente perché si trattava di sacerdoti. Gli organi giudiziali di allora non hanno servito alla giustizia, bensì sono stati “la mano prolungata” del partito comunista che ha voluto discreditare sacerdoti concreti e per mezzo di loro anche tutta la Chiesa. Per questo scopo è servita anche la campagna propagandistica, scatenata prima della condanna di Václav Drbola. Il pubblico disinformato nelle risoluzioni scritte da moltitudini di persone ha chiesto delle dure pene soprattutto per i sacerdoti imputati. In modo volutamente falso dell’attività “criminale” di questi sacerdoti è stato informato anche il vescovo di Brno, Karel Skoupý, che ha pubblicato il bollettino dell’ordinariato, nel quale ha dichiarato di aver emanato la pena di degradazione su Václav Drbola e su un altro sacerdote, condannato inseme a lui, FrantišekPařil. Questo bollettino, però, dal punto di vista del diritto canonico non è stato rilevante. D’altra parte, fin dal periodo della condanna di Václav Drbola, alcune persone, informate meglio degli altri su questo sacerdote, hanno considerato questo processo artificioso e la sua morte un martirio per la fede. Tali posizioni sono confermate anche dalla trasmissione ceca della Radio vaticana del 16 luglio 1951: “Non conosciamo il vero motivo della pena di morte sopra i sacerdoti e laici cattolici. Dalle notizie ufficiali probabilmente non ne sapremo più di tanto. A mala pena si è trattato di motivi di carattere politico, poiché i sacerdoti sono dissuasi da ogni attività politica dai loro superiori legittimi, come anche dalla Radio vaticana. Questo è loro proibito sia dalla loro fede, che – in ultima istanza – dalla loro ragione. Se loro sono siano stati condannati nell’attinenza con la difesa dei diritti naturali e dei diritti innati della persona umana, allora loro sono diventati veri martiri.”